Descrizione
STORIE BREVI E DISTURBANTI
di
Paolo Minguzzi
Sei racconti brevissimi, folgoranti. E sei più lunghi e articolati. Uno alternato all’altro. Dodici storie che distillano l’orrore e la follia nel quotidiano: dodici situazioni a vari livelli di verosimiglianza, ma tutte caratterizzate da sonni della ragione che generano ogni volta mostri diversi.
Salme trafugate, levitazioni impreviste, sciatori sovversivi, amore e sesso oltre la vita, pazzi ed impazzimenti, serial killer filantropi, giornalisti che intervistano streghe. Un microcosmo di assurdità estremamente probabili, in cui ogni ragionamento dei protagonisti si scontra con l’irrazionale e spesso ne esce sconfitto, mentre l’evento prodigioso implode e si sminuisce nelle miserie umane.
Iniziato a diciassette anni e finito a quarantotto, Storie brevi e disturbanti trasferisce, per la prima volta sulla carta, i sogni e gli incubi più contorti di un autore dalla vita assolutamente banale.
Alessandro “gallus” Gallieri –
Una scrittura semplice, leggera e lineare che proprio per queste sue caratteristiche, senza che se ne renda ben conto, trasporta il lettore dentro ai mondi e alle storie verosimili di ogni racconto sia breve o lungo che sia. Realtà arricchite di particolari magici, crudi, violenti, perversi, come accade in tantissimi romanzi del Realismo Magico. L’opera di Paolo Minguzzi appartiene senza alcun dubbio a questo genere e non ha nulla da invidiare ad altre, più famose e blasonate, in cui ad esempio ci si scandalizza, ma al tempo stesso ci si eccita, per il turbamento di una madre che vede il figlio superdotato nudo. “Storie brevi e disturbanti” rende bene l’ossimoro tra realtà e magia/soprannaturale/oscuro, facendo leva sullo scandalo, ma confortando e rassicurando il lettore di essere in “zona franca”. L’autore stuzzica il lettore delicatamente, solleticando il suo lato oscuro, la parte più ancestrale, animale e viscerale, interrogandolo su tutti i taboo che l’hanno cresciuto e formato moralmente e se il perbenismo e le regole sociali non ammetterebbero certi comportamenti, qui, tra queste pagine, persi tra queste parole, tutto diventa derogabile. Quando si è immersi nella lettura ed in un mondo inesistente, ma verosimile, quasi banale e scontato, ogni aspetto illecito non solo diventa lecito, ma persino ammesso, desiderato. L’incorrotta Sara si finirebbe per ammirarla, sfiorarla, bramarla ben oltre a quanto in realtà si trovi scritto… se ci si facesse coinvolgere. Passato quel primo disagio per la situazione scomoda nella quale si trova immischiato, il lettore probabilmente scopre che è proprio lì che vuole essere e proprio per quel disagio.
Ossessioni, violenze, paranoie, perversioni, se dapprima sembrano allontanarlo, finiscono per essere l’elemento trainante. Il contrasto interiore è un gioco agrodolce che fa però avidamente proseguire nella lettura. L’assenza di impietosi dettagli splatter o estremi e volgari rende questo gioco proibito ancor più eccitante lasciando il giusto spazio alla fantasia e alla possibilità di leggere tra le righe, apparendo però pudico e fresco.
Il libro perfetto per una società appiattita dal politicamente corretto, sempre più asettica, efficiente, convinta di abbattere chissà quali taboo e al contempo di erigere chissà quali totem, ma che invece gioca con vane e finte trasgressioni, dimentica invece di quel sé più profondo, viscerale, animale e ancestrale che da sempre muove l’umanità.
Dany –
L’aggettivo disturbante è davvero scelto bene: ogni racconto é scritto in maniera semplice, chiara e il lettore viene subito rapito e calato dentro la realtà descritta fino a quando qualcosa di inaspettato, di misterioso, ti sorprende e per qualche minuto rimani “disturbato” , leggermente spiazzato dalla situazione, non immaginavi potesse finire così. I racconti sono tutti molto avvincenti, originali, Lo consiglio tantissimo!
Francesca –
Storie brevi e disturbanti è un libro che si legge in pochi giorni, uno di quei libri che cerchi al mattino, appena sveglio, e te lo porti sotto braccio verso la macchinetta del caffè! Molto scorrevole, scritto benissimo, con una punteggiatura che incanta. Dalle storie emerge il profilo psicologico dei personaggi, in situazioni assurde, comiche, tragiche. Alcune sono brevissime, altre più lunghe, Sospesa, una di queste, mi ha ricordato lo stile di Ammaniti, veramente bella! Aspettiamo il prossimo libro!
Antonio Caputo –
Le storie brevi di Paolo Minguzzi, come ci avverte la quarta di copertina, sono popolate da serial killer filantropi, giornalisti che intervistano streghe, levitazioni impreviste, da un bambino sciatore sovversivo (in una storia distopica esemplare) e da molto altro. Ma soprattutto sono popolate dalle nostre paure, dagli elementi irrazionali e di follia che popolano il subconscio di ognuno di noi.
L’autore ha la capacità, con una scrittura fluida ed immediata, di farci immedesimare con i personaggi che popolano queste storie, di calare nella realtà gli elementi disturbanti fino a farci identificare con essi. Come J. Rulfo in Pedro Paramo (precursore del realismo magico) esprimeva in maniera esemplare il grande rimosso della modernità: la morte, Minguzzi esprime la follia, l’irrazionale che è parte della realtà, della nostra realtà di essere umani.
Così questi racconti diventano una boccata di ossigeno all’interno della società in cui viviamo, la società della rimozione e sempre più anestetizzata.
Scrive Illich in Nemesi medica: “In una società anestetizzata occorrono stimoli sempre più forti perché si abbia il senso d’essere vivi. La droga, la violenza e l’orrore diventano degli stimolanti che, in dosi sempre più potenti, riescono ancora a suscitare un’esperienza dell’Io”. (citazione contenuta in “La società senza dolore” di Byung-Chul Han, pag. 45- Ed. Einaudi).
E allora buona lettura a tutti e che la letteratura ci salvi dall’orrore.