Descrizione
Sale di vita
Di
Luca Fiorillo
Fabio era una persona tranquilla, un tipo come gli altri, il tipico ragazzo della porta accanto, anche se “ragazzo” non lo era più da un po’.
Quarant’anni, un lavoro in banca, un divorzio alle spalle, un mutuo, e
con la voglia di chiedere ancora tanto alla vita. Il suo lavoro gli permetteva lunghe trasferte in giro per l’Italia del centro sud.
Nella sua vita di storie gliene sono capitate tante, e talvolta ancora gliene capitano di davvero belle.
Alcune di queste vale la pena raccontarle.
Roberto R. –
Anche se il testo appartiene alla collana “erotica” i quattro racconti di Fabio contenuti non sono mai banali ed hanno la caratteristica di essere storie che possano accadere all’amico della porta accanto o ad un collega vicino. Il protagonista non è il classico ragazzo in cerca di avventure tuttavia è la dimostrazione di come la vita possa sorprenderci catapultandoci in situazioni che credevamo possibili solo nell’immaginazione. Le quattro vicende raccontate nel libro sono indipendenti perché si svolgono a distanza di anni l’una dall’altra e l’unico filo conduttore resta la voce narrante dell’autore che, pur nell’ordinarietà della vita di tutti i giorni, conserva l’onestà ed il coraggio di vivere sempre fino in fondo le sue emozioni anche quando queste sanno lasciargli un retrogusto amaro in bocca.
Un bel viaggio –
Sale di vita mi ha attirata per la copertina, quantomai attinente visto che il libro è tutto un viaggio, nonostante sia strutturato in quattro racconti separati. Io l’ho letta come la vita di un unico protagonista, che si tira dietro un bagaglio, come quello in copertina. Un eterno viaggiatore che non è mai sereno, col suo bagaglio pieno di esperienze ma anche di ricordi, se non rimpianti. La parola chiave dei racconti qui raccolti è nostalgia, alternata al tentativo di convincersi comunque di aver fatto una bella vita.
L’autore ha uno stile molto leggibile, scivola come l’olio, ed è stato capace di mantenere il tutto su un tono spensierato anche se tende sempre a quella dolcezza amara. Lo testimoniano i titoli di due dei racconti “Gli amanti che non lo furono mai” e “La grande bellezza romana”. Contengono rispettivamente le vicende di un uomo che non riesce a chiudere un rapporto ormai cadavere per tornare a vivere, che recita:
…quel libro non lo ho mai più aperto, l’ho riposto nella mia stanza a Napoli. So benissimo dov’è e qualche volta da lontano ancora mi fermo a guardarlo, ma non riesco ad aprirlo, né tanto meno a leggerlo. È conser vato ma a vista, come riposto nel profondo del mio cuore è l’amore, corrisposto, che ho provato in quei giorni, e che ogni tanto guardo da lontano…
E nel secondo la storia di una donna che dopo molti errori e vicissitudini di gioventù decide di ricominciare daccapo e ancora una volta il protagonista non fa niente per cambiare il corso degli eventi, si lascia portare come il vento e poi va in cerca di fantasmi del passato che gli restituiscano un solo momento della gioia trascorsa.
Sono partito due giorni dopo. Disperatamente, come mi accade in questi casi, ho cercato nel frattempo di assaporare gli odori di quella esperienza, di trovare tracce che mi potessero riportare a lei… inutilmente.
È un bel libro, l’unica cosa che mi viene da notare è che è classificato come erotico ma per me non lo è.