Descrizione
Il destino del calamaro
di
Sabino Napolitano
Cosa può esserci in un pacchetto che un enigmatico amico straniero,
dopo averti invitato a casa sua per una vacanza, ti chiede
di consegnare a un suo socio in affari al tuo rientro in Italia?
È l’interrogativo che assilla Carlo Fattori, il protagonista della
storia, figlio unico di una famiglia della “Milano bene”.
La risposta non è scontata, soprattutto se l’amico vive in una
lussuosa villa alla periferia di Cartagena de Indias in Colombia.
Per Carlo Fattori quello che poteva sembrare un clamoroso
colpo di fortuna, si rivelerà causa di parecchi guai.
Forse troppi!
Dall’analogia con il mondo animale, nel quale il calamaro
gigante divora altri pesci, ma è a sua volta divorato dal capodoglio,
la storia racconta di uomini che, per potere e denaro, sono
disposti a distruggere le vite di altri uomini.
Ma c’è sempre un crocevia della vita dove il destino di ognuno
propone la resa dei conti.
Angelo –
Ho letto questo libro tutto di un fiato, ci ho messo 4 ore, non potevo sospendere la lettura, xchè mi incuriosiva la storia.
È molto bello, facile alla lettura e molto fluido negli argomenti ed esposizione.
Negli ultimi capitoli dove si creano tante situazioni nei vari attentati e vicissitudini del protagonista , mentre leggevo sentivo una certa ansia, come se stessi vivendo quello che stava accadendo.
Lo posso definire un romanzo psicologico.
Mi è piaciuto molto.
Luisa –
In questa storia è centrale il ruolo della fatalità che scandisce il ritmo narrativo ad ogni svolta della trama. Al di là o a prescindere dalle azioni dei personaggi, un meccanismo implacabile assume la suggestione di una giustizia che si vorrebbe insita nelle cose quando non la si realizzi in altro modo. Persino la rete degli interessi criminali, dove accanto ad un’economia e a una finanza opache si ricorre a contatti e conoscenze per il lavoro sporco, sembra essere strumento del compiersi del destino, a cui il protagonista non può non soccombere. Così, nell’ottica della metafora ittica della storia, viene divorato anche l’amico -nemico. Fuori gioco per loro due, ma non fine dei giochi per altri… Un libro da leggere tutto d’un fiato .
isabella –
Il destino del calamaro
Autore Sabino Napolitano
Genere narrativa
pagine 160
Copertina lucida nera, come il fondo dell’oceano. Un calamaro che sembra anche un gioiello, sulla testa una pietra verde, potrebbe essere uno smeraldo.
Recensione
Nelle prime pagine c’è una sorta di spiegazione, di metafora tra l’uomo e
il calamaro. Molto interessante e calzante, questa osservazione arriva al
termine della lettura. Sì calzante, un’allegoria che purtroppo accade anche
nella vita.
Non cado nella trappola della sinossi, o trama, la si può leggere ovunque.
Voglio approfondire la penna di questa prima opera narrativa, di Sabino Napolitano. L’argomento è il successo e i soldi a ogni costo. L’autore scava nell’animo umano, l’attore principale si chiama Carlo, questo prima ragazzo e poi uomo, non ha sentimenti, non riesce a svilupparli forse
grazie a una famiglia assente, troppo assetata di denaro e successo. E in questo frangente che il Napolitano fa crescere il personaggio, lo alleva
arido, asciutto, senza amore. Nella sua grettezza però una cosa lo attira
il successo, la bella vita, e il denaro, tanto denaro. Fino circa a metà libro l’autore ne tesse le lodi e le vette conquistate grazie a una smania,
da parte di Carlo, di avere sempre tutto nella vita. Purtroppo però,
la storia poi prende un’altra piega. Quella della cattiveria e della sopravvivenza, della perfidia e della resilienza. L’autore ha saputo equilibrare molto bene i fallimenti umani che sono insiti in ognuno di noi, a volte sono più spiccati altre sono sopiti, ma nel momento, nell’occasione
si cade nell’ingordigia di volere tutto.
Nel tempo di tre ore l’ho letto, perché anch’io nel mio piccolo sono stata
ingorda, sfogliavo avidamente le pagine per leggere quelle successive
per scoprire come il Napolitano sarebbe stato in grado di trasformare di nuovo il suo personaggio, il suo il nostro Carlo.
Per ogni libro, nel corso della lettura, raccolgo qualche frase che mi ha particolarmente colpito.
“Il calamaro gigante aveva incominciato a divorare le sue prede.” Centrato il titolo e l’anima della storia.
“Era rimasto come impietrito, non aveva previsto di dover risolvere un problema del genere, un figlio non era proprio nel suo orizzonte visivo.”
La grettezza del personaggio l’aridità e il calcolo che non lo voleva, infatti dopo qualche riga: “nel giro di una settimana la pratica era stata risolta.”
Era stata risolta, con l’aborto. Un figlio come una pratica da archiviare.
In questa frase c’è tutta l’aridità e l’egoismo del personaggio.
Questa prima opera è un piccolo capolavoro, spero di leggere altro di questo autore.