Descrizione
Il ponte del Diavolo
di
Cristiano Bondavalli
Perchè Adolf Eichmann si nasconde per più di un anno nel primo
dopoguerra in uno sperduto paesino dell’alto Appennino reggiano?
Cosa lo lega al misterioso Ponte del Diavolo, un enorme monolite di
roccia sperduto nei boschi delle montagne vicine?
Daniel Moretti, giovane psicoterapeuta senza troppe ambizioni cliniche,
viene coinvolto in una vicenda familiare che, dietro il più banale
dei tradimenti coniugali, nasconde una fitta trama di eventi con radici
lontane nel tempo che lo porteranno a fare i conti, attraverso un’indagine
del tutto personale, con le vicende del famigerato gerarca nazista,
un efferato omicidio e la storia di una vendetta covata per anni.
Con l’aiuto di amici fidati, nonostante i postumi del coronavirus e una
vita sentimentale turbolenta, il giovane Daniel riuscirà a fare luce su
uno dei misteri ancora irrisolti del dopoguerra e scoprirà quanto sia
davvero demoniaca la tentazione.
Manuel –
Un bellissimo libro noir, misterioso, scritto bene e che ti lascia senza fiato.
Roberta Venturini –
“Il ponte del diavolo”, libro molto articolato. La PAV Editrice lo ha inserito nella collana “Romanzo Noir”, ma è solo una di quelle che lo potrebbe contenere. Potrebbe stare bene, per esempio, nella collana dei gialli, o in quella dei romanzi storici, fino a quella “rosa”.
La storia, molto bella, si dipana in un intreccio fra passato e presente. L’autore è stato davvero bravo a seminare indizi che però hanno svelato l’intera storia solo alla fine. Non è facile dosare bene le informazioni, dare e non dare, dire senza dire, in un equilibrio degno di un provetto artista circense, ma Cristiano ci è magistralmente riuscito, creando così quel finale che non ti aspettavi, che ti eri immaginato diverso.
Da notare la ricostruzione storica degli eventi. Anche se l’autore ci invita a considerare la sua opera come nata esclusivamente propria fantasia, per darle credibilità ha dovuto fare un’importante opera di ricerca di fatti realmente avvenuti. Che poi li abbia “piegati” alle sue necessità narrative è solo un valore aggiunto.
Mi ha lasciato un po’ di tristezza l’incapacità di due dei protagonisti di vivere l’amore, quell’amore a cui tutti anelano e di cui loro hanno avuto paura. Che colpevole spreco! Ma così è la vita, inutile indorare la pillola.
Quello che invece mi ha lasciata a bocca aperta è la grande capacità di Cristiano nel descrivere luoghi, personaggi e fatti. Durante la sua prima visita al ponte del diavolo, mentre descrive la sensazione di camminare sulla fine sabbia di una spiaggia, io me lo sono visualizzata in riva al mare. Che potere hanno le parole: ti portano a credere e a vedere quello che loro vogliono, a patto che tu le sappia usare bene. E qui non ci sono dubbi su come siano state utilizzate.
In vari passaggi del libro esce fuori con forza la formazione psicologica dell’autore. In questo caso la sua maestria è stata quella di non rendersi pesante, di donarci spunti di riflessione con una certa leggerezza, quella necessaria per comprenderli e magari lasciarci la voglia di approfondirli.
Che altro dire? “Il ponte del diavolo”, opera prima di uno scrittore esordiente. Un esordio col botto!