Cheyenne – Storia di una donna che si è ripresa tutto quello che la vita le ha negato

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12,00

Adelaide Camillo
Cheyenne – Storia di una donna
che si è ripresa tutto quello che la
vita le ha negato
PAV Edizioni
Copyright 2023
Collana: Storie di vita
1^ Edizione: maggio 2023
ISBN: 979-12-5973-588-1
Cover graphics: Claus Tamburini
Info:
pavedizioni1@gmail.com
pavedizioni.files@gmail.com
www.pavedizioni.it

Descrizione

Cheyenne – Storia di una donna
che si è ripresa tutto quello che la
vita le ha negato

di
Adelaide Camillo

Cheyenne, giovane donna nata e cresciuta in un clima ostile e violento dal
quale è scappata appena ha potuto incontrando purtroppo altra violenza,
altro dolore.
Nella vita della giovane donna sono entrati uomini che le davano tutto
tranne che amore facendo di lei facile preda, vittima di quella fragilità
umana che ha conosciuto sulla sua pelle fino a quando si è resa conto che la sua dignità di essere umano prima e donna dopo, andava difesa e tutelata ed era una delle cose per cui valeva la pena lottare e vivere.
Da quel momento Cheyenne diventa una forza della natura!
Lotta per sé stessa, per le sue figlie di cui una è stata vittima di violenze
da parte del suo compagno.
E per tutte le donne che non riescono a reagire e ancora soccombono sotto
le prepotenze di chi dice di amarle.
Collabora con una delle sue figlie, con la quale ha fondato un’associazione contro la violenza di genere: “Mai più Sola” e gira in lungo e in largo
per diffondere il suo messaggio di speranza.
Il suo grido di battaglia così soffocato per anni e così forte e potente oggi.
Basta alla violenza, basta a chi non ti ama, basta soffrire.
La violenza è l’arma dei fragili.
L’immensa voglia di vivere è la forza di Cheyenne che lotta e grida per
tutte quelle donne che non hanno voce.
Qui la sua storia, tratta da una storia vera. Ogni riferimento a fatti, nomi e
persone è puramente casuale.

2 recensioni per Cheyenne – Storia di una donna che si è ripresa tutto quello che la vita le ha negato

  1. isabella

    Dal colore della copertina già si intuisce che il contenuto deve essere grigio e traumatico.

    Si entra nella lettura con una prefazione che parla della vita di una stella
    dal nome Cheyenne, che percorre la sua strada, nonostante lei non l’avesse scelta. Un buona introduzione per affrontare una lettura, cruda e violenta.

    La storia di questa donna dal nome di fantasia Cheyenne che viene maltrattata quando aveva solo tre anni.
    Non racconto la trama, perché è già ampiamente spiegata.
    Qui non abbiamo la bravura dell’autrice, ma sono le atrocità che Cheyenne
    subisce che fanno la scrittura. Affonda, non lascia spazi positivi, se non in alcuni sparuti episodi. La Camillo, riesce a trovare sempre le parole giuste, i vocaboli mirati per far scaturite al lettore, l’orrenda vita, la brutta esistenza di questa, prima bambina, poi adolescente, poi donna, e infine mamma. L’altra metà del libro è dedicata alla volontà di spronare
    quelle donne che sono malmenate, che vendono offese, oltraggiate a denunciare, a sollevare la testa e dire che non sono loro le sbagliate, ma lo sono chi di loro se ne profitta.
    Giusto per avere un più ampio respiro ho estrapolato dal libro alcune frasi.

    Una ferita non passa, ma si trasforma.
    Un passo nel baratro forse mi avrebbe dato le ali per volare verso la mia felicità.
    Esistono ancora le mele buone, che ti fanno capire quante mele marce che si spacciano per buone esistono ancora.
    Il silenzio non è vostro amico, non vi protegge, non vi aiuta.
    Chi ama non fa male. Chi ama non picchia. Non offende. Non uccide

  2. Roberta

    “Cheyenne”, l’ultimo libro di Adelaide Camillo. Noi abbiamo conosciuto quest’autrice come una donna che scrive di donne, ma soprattutto scrive per le donne. Scrive libri che vogliono essere una denuncia per la violenza che quotidianamente viene perpetrata contro di loro, ma anche per stimolare le donne stesse a reagire, per trasmettere loro la consapevolezza di non essere sole. La storia di Cheyenne, contrariamente a tante altre, non finisce con un femminicidio, però non è meno dolorosa e per certi versi terribile. Sin da bambina Cheyenne subisce ogni tipo di violenza: fisica, psicologica, affettiva, sessuale… ad opera persino della propria madre, la cosa più aberrante che possa esistere a questo mondo, perché qualsiasi cosa possa fare un uomo o un estraneo qualsiasi a una donna, non sarà mai così grave come quello che può fare una madre. Cheyenne cresce nella convinzione di non meritarsi niente di diverso, niente di meglio, come se fosse colpa sua quello che le sta capitando e per questo disposta a subire qualsiasi cosa in cambio di una carezza, di una parola buona, di una minima parvenza di affetto. In tutta la sua vita, pur chiedendosi il perché di tante cose, pur capendo quanto tutto questo fosse sbagliato, continua a subire, vittima di un circolo vizioso dal quale non riesce a uscire. La forza di farlo gliela darà sua figlia, vittima anch’essa delle stesse violenze che lei vive da sempre. A quel punto qualcosa le si rompe dentro, qualcosa le fa urlare “Basta!” Insieme alla figlia fonda un’associazione, “Mai più sole”, che ha lo scopo di aiutare le donne maltrattate, violentate, abusate. La sua vita cambia radicalmente, non è più disposta a subire, si riappropria del proprio orgoglio, della propria dignità di essere donna e madre. Insieme con l’Associazione correrà in aiuto di tutte le donne che ne hanno bisogno, che siano vittime di una violenza domestica, di un amore sbagliato, ma anche di tutte quelle che vivono, per esempio, in zone di guerra, dove le donne e i bambini sono sempre i primi a subire il male da parte degli uomini. La prima cosa che mi ha colpita di questo libro è stato il modo in cui Adelaide l’ha scritto, proprio come se Cheyenne stesse parlando direttamente con noi, come se fosse un dialogo a tu per tu fra noi e lei. Questo ha fatto sì che all’inizio fosse talmente confidenziale e amichevole da non farmi capire l’enormità di quello che stavo leggendo, ci sono dovuta tornare su più di una volta per comprendere cosa si nascondesse dietro alla semplicità di quel racconto. Da un lato questo è stato un bene, perché mi ha permesso di assimilare un po’ alla volta quella tremenda verità, che se fosse stata acquisita di botto avrebbe rappresentato un carico psicologico forse troppo pesante da sopportare e affrontare. Per quello che riguarda poi la storia di Cheyenne, bimba di tre anni che subisce violenze di ogni sorta da parte della madre, mi è venuto da pensare: “Questa bambina andava prima all’asilo e poi a scuola. Possibile che nessuno abbia mai notato sul suo corpo i segni della violenza? Possibile che nessuno abbia notato nel suo comportamento, nelle sue parole o nei suoi silenzi, l’atrocità di quello che stava vivendo? Possibile che non ci siano stati dei campanelli di allarme?”. È troppo facile dire: “Non mi sono reso conto, non ho visto, non ho capito…”. No, la verità è che non si vuole vedere, non si vuole capire. È più facile far finta di niente, relegare il problema a casa degli altri. Tutti siamo responsabili di quello che succede a tutte le piccole e grandi Cheyenne di questo mondo, nessuno si può chiamare fuori. Dobbiamo renderci conto che se la violenza è perpetrata dagli uomini, spesso lo fanno con la complicità del silenzio anche delle altre donne, di tutti coloro che vedono, sentono, capiscono e non parlano e non fanno nulla. Questo è il senso più ampio che io posso dare a quella frase di Cheyenne che dice: “Il silenzio uccide, sempre e comunque”. Il silenzio delle vittime, il silenzio del carnefice, come anche il silenzio di tutti coloro che assistono senza muovere un dito. Queste sono solo alcune delle riflessioni che il libro di Adelaide ha fatto scaturire in me, tante altre cose ci sarebbero da dire. Questo dà significato alla stesura di un simile libro, dà l’idea di quanto sia importante il lavoro di questa autrice per portare alla luce e alla nostra coscienza storie di questo tipo, nella speranza di essere davvero d’aiuto, se non per tutte le donne, almeno per qualcuna.

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