Descrizione
UNA VITA DA BIPOLARE
di
Paola Gentili
Una vita da bipolare è un testo autobiografico e non potrebbe essere altrimenti
vista l’intensità di ogni passaggio e le emozioni a cui sa condurre i lettori.
L’autrice racconta la propria vita, anzi, l’ha ricostruita attraverso la memoria
che appare e scompare, passo dopo passo, per poterla narrare e anche
ripercorrere per se stessa.
Entriamo in un mondo che si presenta all’apparenza normale, Paola Gentili ci
mostra la sua infanzia intrisa di un disperato, quanto incompreso, bisogno di
amore e di attenzione, una delle cause che hanno alimentato la sindrome
bipolare.
Ma la patologia non viene riconosciuta.
Paola vive, com’è tipico della bipolarità, fasi alterne.
Attraversa periodi di euforia in cui è capace di avviare attività professionali e
farle prosperare, si sente bella, desiderabile e si lascia corteggiare; a questi
momenti seguono poi giorni e mesi di buio profondo, di depressione,
incapacità di reagire, desiderio di non esistere.
Le terapie non danno esiti. Anche il matrimonio, a parte il dono di una
meravigliosa figlia, non le concede quello che sembrava promettere.
Conosce la realtà della clinica psichiatrica, il dolore fisico in seguito a un brutto
incidente automobilistico, il calvario della riabilitazione e la solitudine allietata
dalla presenza degli amati gatti.
Poi le cose cambiano.
Paola incontra un medico – ascoltato per caso in tv – che comprenderà la sua
patologia e le prescriverà la cura adatta.
Non è stato facile ma oggi Paola sta bene. La sua vita è diversa.
Il messaggio – la ragione di questo libro – che l’autrice vuole divulgare è per
tutte quelle persone che soffrono di questa patologia senza saperlo. Ed è
davvero urgente comunicare che una via esiste, che si può tornare a vivere, con
le giuste attenzioni, un’esistenza “normale” e serena.
Laura Valentini –
Una storia di vita emozionante, a tratti drammatica ma che lascia sicuramente un segno . Da leggere assolutamente! Complimenti all’autrice.
Guenda (proprietario verificato) –
Libro emozionante….. da leggere tutto d’un fiato…..soffri e ridi con la protagonista…. Bello
Francesca Forgione (proprietario verificato) –
Ogni pagina di questo testo è intrisa di vita vera, quella che tutti noi sappiamo riconoscere: a volte dura e spietata, altre generosa, a volte ti spiazza con colpi di scena, altre ti delude per la sua banalità. Ma ha sempre il dono della autenticità.
Leggendo questo racconto autobiografico ho potuto sentire tale autenticità, ho patito ed a volte ho gioito viaggiando nel tempo attraverso le vicende raccontate con grande bravura dall’autrice.
Leggendo questo libro ho potuto fare molte riflessioni verso le quali il racconto stesso ti conduce.
Sono arrivata all’ultima pagina più ricca dentro di come ero quando ho cominciato a leggere la prima. È proprio questo che un bel libro dovrebbe fare.
PATRIZIA CESARI (proprietario verificato) –
Un libro vero un libro che ti lascia una sensazione di benessere dopo averlo letto. Un libro che ti dà la forza di andare avanti e che ti aiuta a capire che non bisogna mai arrendersi. Un libro autobiografico scritto alla perfezione . Un libro che scorre e che ti graffia dentro. Un libro che mi ha lasciato la piacevole sensazione che nonostante tutto alla fine la vita è meravigliosa anche avendo superato ostacoli dolorosi. Brava Paola Gentili. Anzi direi STREPITOSA .
enrico (proprietario verificato) –
il libro mi è piaciuto moltissimo. scorrevolissimo. letto tutto di un fiato. una storia molto bella che appassiona e fa pensare. complimenti all autrice
Chiara –
Un libro scritto con il cuore dove trapela la forza e la voglia di riscatto dell’autrice. Ho letto il libro in un pomeriggio, è molto scorrevole e una pagina tira l’altra e arrivi alla fine senza accorgertene. Complimenti all’autrice, aspetto il prossimo!
Luciana –
Un libro piacevole e scorrevole che trasporta il lettore nelle dimensioni contrastanti tipiche della patologia … il disagio dell’autrice è palpabile e lodevole è la volontà di condivisione del percorso al fine di fornire utili indicazioni alle tante e inconsapevoli vittime del malessere silente…consigliato!!!
Domenico (proprietario verificato) –
Ho acquistato questo libro su consiglio di un mio amico … Scettico all’inizio, mi sono dovuto ricredere . Le mille fragilità e debolezze unite ai successi, raccontati e analizzati, creano nel lettore l’immagine quasi autoptica della vita della protagonista, la quale, lentamente e autonomamente acquisisce consapevolezza della sua difficoltà ad approcciarsi alla vita e ai rapporti sentimentali stabili… Un messaggio di speranza per tutti!!!
Rosanna –
Interessante viaggio dell’autrice nella propria patologia che, con la sua forza, riesce a combattere e venirne fuori. Bellissimo messaggio per chi soffre come ha sofferto lei. Il testo è scorrevole e ,quindi, di piacevole lettura. Consigliatissimo!!!!
pav edizioni –
Recensione a cura di CINZIA BALDINI
Se si consulta un manuale di medicina o un sito
specializzato, con termini clinici più appropriati, si
troverà la seguente definizione: “il disturbo bipolare è
un disturbo dell’umore, una patologia psichiatrica
complessa, spesso ereditaria e ad andamento cronico. Chi è
affetto da bipolarismo manifesta inconsueti cambiamenti
dell’umore, dell’energia fisica e del livello di attività
quotidiana. Ad episodi di “mania” sottolineati da una
sovraeccitazione umorale seguono fasi depressive. Il
periodo “maniacale” può variare da una settimana ad un
mese circa mentre quello depressivo ha una durata
maggiore. L’intervallo tra una fase e l’altra può
concedere al paziente un periodo di relativo benessere a
meno che il passaggio non sia repentino”.
Invece ciò che su internet o sui testi scientifici non
appare sono i “sintomi” non patologici, ma quelli che si
provano umanamente da chi ne soffre.
E proprio a questa carenza ha cercato di sopperire
Paola Gentili con il suo volume d’esordio: “Una vita da
bipolare”. E’ un libro autobiografico in cui con
spietatezza, l’autrice si mette a nudo e analizza con
mente lucida, da quando ne ha memoria, gli anni della sua
esistenza. Ne esce fuori il ritratto di Paola, una bambina
incerta e bisognosa di affetto e attenzioni, di una madre
priva di istinto materno e troppo presa dal lavoro per
“mettere da parte i soldi”, di un padre eccessivamente
accomodante e distratto. Di una famiglia, insomma, con
dinamiche affettive errate che si ripercuotono in maniera
psicologicamente negativa sui figli, marchiandoli per
tutta la loro esistenza.
I primi “strani” episodi riportati dall’autrice
riguardano la bulimia usata come modo per richiamare
l’attenzione della genitrice distratta che, costringendola
ad una inutile ferrea dieta, le avrebbe mostrato così il
suo affetto.
“Da quando era tornata dall’ospedale” (dopo aver
partorito la sorella) “continuavo a chiederle:
«Mamma ma tu mi vuoi bene?»
Pensavo sempre che se fossi stata magra tutto il mio
malessere sarebbe scomparso e alla fine, dietro le mie
insistenti pressioni, il medico di famiglia mi prescrisse
delle pasticche per aiutarmi a contenere la fame.
All’epoca andavano di moda, se così si può dire, le
anfetamine. Ora sono illegali nel nostro Paese, perché
hanno molteplici effetti collaterali. Certo, riuscii a
dimagrire ma il prezzo fu un grosso esaurimento nervoso.
Il dottore, in seguito, disse che non erano stati i
farmaci a causarmi il crollo, ma che avevano solo fatto
emergere un disagio già esistente. Sarebbe bastato
ascoltare quelle parole per capire che cosa mi stesse
accadendo. I miei non erano così attenti o forse erano
solo troppo impegnati a far soldi. Del resto, come
potevano con la loro poca istruzione arrivare a capire i
meccanismi di certe malattie? Tra l’altro anche i medici
ci misero anni a capire che cosa avessi.”
Già da queste righe, pur se espressa con parole
semplici ma molto efficaci, si evince la lotta psicologica
e la sofferenza interiore che, negli anni
dell’adolescenza, ha affrontato la giovane Paola.
E la narrazione prosegue con l’esporsi della Gentili,
senza vergogna, ai lettori, raccontando ciò che prova un
malato mentale che ancora ignora di esserlo, perché tale è
chi soffre di bipolarismo.
Paola Gentili aveva compreso che nella sua vita, nel
suo modo di porsi, c’era qualcosa che non quadrava,
qualcosa che le impediva di essere serena, nonostante agli
occhi di tutti sembrasse una giovane donna realizzata con
un matrimonio felice e allietato dalla nascita di una
bambina.
“Avevo solo ventidue anni e da quel momento, poco dopo
il battesimo, cominciai a stare veramente male. Mi vennero
crisi d’ansia e attacchi di panico. Questi ultimi,
terribili, arrivavano improvvisamente con una sensazione
di soffocamento, batticuore, brividi, dolore e assoluta
paura di impazzire, quasi impossibile da spiegare. È
sconvolgente avere a che fare con questo cataclisma
interiore: all’inizio non capivo nemmeno cosa fosse, ma
ricordo che ero terrorizzata all’idea di essere preda di
quelle ondate di panico che duravano cinque o dieci
interminabili minuti, mi distruggevano, e poi se ne
andavano lasciando una sensazione di vuoto immenso dentro
di me. Quando non avevo gli attacchi di panico, c’era
l’ansia ad accompagnarmi per ore, senza mai un culmine ma
sempre costante, a condizionarmi tutta la giornata.”
Questa figlia così amata sarà la sua ancora di
salvezza. Proprio l’intimo legame tra madre e figlia
resusciterà l’istinto di sopravvivenza dell’autrice
permettendole di vincere la disperazione e allontanare la
voglia di annullarsi fisicamente, di cercare il suicidio,
è uno dei sintomi tipici della malattia.
Fortunatamente il cammino irto di difficoltà in cui La
Gentili si è barcamenata, tra gli alti e bassi della sua
mente, non le ha mai fatto smettere di documentarsi per
comprendere il perché e se esistesse un motivo
dell’inquietudine che la divorava, del suo “Male di
vivere”, di riflettere sulla sua condizione mentale. La
sua tenace determinazione è stata ricompensata nel momento
in cui ha ottenere l’agognata diagnosi specialistica che
le dava le chiavi di casa di quel mondo, da molti
ignorato, costituito dalla bipolarità.
Ora, finalmente, era tutto chiarissimo e attestato
scientificamente: le incertezze giovanili, la paura di non
essere all’altezza delle aspettative della sua famiglia in
generale e di sua madre in particolare, i momenti in cui
il suo umore viaggiava a mille e quelli in cui era sotto
lo zero, i periodi di iperattività nei quali intraprendeva
o si inventava nuovi lavori e poi all’improvviso, senza
motivo, piombava nella depressione più nera, il voler
staccare la spina con il mondo, avevano una definizione
ben precisa: malattia bipolare!
“Voglio che le persone che ne soffrono sappiano che
con la terapia giusta si può arrivare a stare bene. E che
i “sani” capiscano che avere una malattia mentale non
significa essere matti: è come avere un polmone o il
fegato che non funzionano bene, e allora si cura. Non si
parla di guarigione, perché il disturbo bipolare non
sparisce, ma con la terapia adeguata si controlla.
L’esordio avviene quasi sempre nella tarda adolescenza o
nella prima giovinezza, spesso in seguito a un evento
scatenante come un lutto, un parto, la fine di una storia
d’amore. A me è successo per una dieta sbagliata per
esempio. Ed è proseguito perché avevo una famiglia che non
capiva e un marito che ha continuato a maltrattarmi,
quindi la mia malattia ha trovato terreno fertile per
svilupparsi.”
Paola Gentili poteva nascondersi dietro uno
pseudonimo, un alter ego che le permettesse di mantenere
l’anonimato o ricorrere ad un’immaginaria protagonista,
invece ha scelto di metterci la faccia e per questo credo
che “Una vita da bipolare” meriti di essere definito come
un volume di divulgazione scientifica a tutti gli effetti
perché attraverso la sua lettura molti possano prendere
coscienza che la malattia mentale esiste e anche se non si
guarisce, con le terapie idonee può essere curata e
permettere a chi ne soffre di avere una vita normale e
dignitosa.
Cinzia Baldini
Sonia –
Un bel libro…che ti spinge a leggerlo tutto d’un fiato…e poi rileggerlo per capire meglio e provare ad immedesimarsi nelle difficoltà vissute dalla protagonista che nonostante tutto è riuscita con la sua tenacia e caparbietà a capire e combattere questo male oscuro allora sconosciuto e difficile da diagnosticare e che oggi con la sua testimonianza potrà contribuire ad aiutare persone che si riconoscano nel suo trascorso…..
asky –
È un libro che si legge tutto di un fiato. Interessante scorrevole molto piacevole!
Da medico pensavo di trovare una descrizione di sintomi, segni e percorsi clinici, invece con mia sorpresa, ho trovato un punto di vista nuovo e originale. La malattia vissuta dalla parte del paziente; più precisamente la sua vita reale all’ombra di questa patologia. Tutte le difficoltà superate per arrivare ad una diagnosi certa; perché questa è una malattia senza confini netti, con un avvicendarsi di sofferenze, alti e bassi senza cause apparenti e un finale positivo che è una speranza per chi è immerso in questa sofferenza e di chi sta al suo fianco. l
Marzia –
L’autrice di “Una vita da bipolare” ci racconta esattamente la sua dolorosa storia, un misto tra libro e diario per farci almeno in parte capire che cosa si prova quando si soffre di un disturbo psichico. Direi che il libro è decisamente sconvolgente per la complessità e la delicatezza dell’argomento, mi sono trovata in un mondo che non conoscevo, le malattie mentali sono difficili da capire e da affrontare per chi le vive personalmente e per quelli che ti stanno accanto. Allo stesso tempo però la mente è un mondo affascinante da scoprire è un vero e proprio mistero, un qualcosa che ti incuriosisce e allo stesso tempo ti turba, un labirinto nel quale puoi cercare una via di fuga.
La nostra protagonista ha studiato e sperimentato su di se le varie fasi della malattia e ce le racconta cercando di farci capire come ci si sente sia nella prima fase quando si è alla ricerca del disturbo del quale si soffre, sia poi, quando si cercano varie soluzioni per cercare di convivere con la malattia.
Il dolore fisico e quello emotivo sono strettamente collegati, il dolore fisico ha sempre una componente psichica e quello emotivo è sempre collegato a sintomi fisici. Crisi d’ansia, attacchi di panico, sensazione di soffocamento, batticuore, brividi, dolore, paura di impazzire, un cataclisma interiore che non riusciva a capire e di conseguenza nemmeno a spiegare. Le sue giornate erano condizionate, stava male e non sapeva se c’era una spiegazione. Si sentiva inutile, voleva morire, era alla costante ricerca dell’approvazione degli altri, di affetto, di amore e di attenzione perché il dolore mentale era così forte che le sconvolgeva la vita. Fortunatamente sua figlia è stata la sua salvezza, la sua roccia alla quale aggrapparsi nei momenti peggiori, la sua forza per andare avanti. Qualsiasi episodio che le creava dolore lo faceva sparire. Il male di vivere è insidioso, vischioso e atroce,il disagio è un ospite non gradito che ti si pianta dentro e ti mangia come un cancro che ti uccide nell’anima.
Mi sembra di aver capito che per lei scrivere è stato un modo per liberarsi ma anche per focalizzare quali siano i nodi da sciogliere, a riflettere, a guardarsi dentro, la scrittura espressiva permette alle persone di osservare e comprendere i disagi e spesso a rivalutare la propria vita. Lei convive con il suo disturbo da bipolare e ce lo descrive così: comincia dall’adolescenza a seguito di un evento scatenante, un attimo prima ti sembra di volare e ti senti in grado di fare qualsiasi cosa, un attimo dopo sei nell’abisso più profondo e perdi la voglia di vivere, questa è la devastante altalena tra iperattività e depressione con cui convive chi soffre di questo disturbo ma con la terapia giusta tra farmaci e trattamento psicologico si può arrivare a stare bene, avere una malattia mentale non significa essere matti, è come avere un organo che non funziona e così lo lo si cura. E’ una patologia che distrugge l’equilibrio delle persone, le famiglie e le persone che ti stanno accanto non comprendono quello che succede, il depresso bipolare non viene accettato e molto spesso trattato come un malato di mente.
Come conclusione ci dice che ha deciso di rivelare e raccontare la sua malattia per essere di aiuto ad altri, se una sola persona riuscirà a fare pace con se stessa grazie alla sue parole, sarà valsa la pena di aver scritto il libro. Definirei il suo fine molto nobile e spero tanto che per qualcuno questo libro possa essere un vero e proprio aiuto, se vogliamo anche una specie di guida per affrontare questo disturbo.
Marzia
Antonella Carotti –
Un regalo dell’autrice per me, questo libro, più che svelarmi le parti sconosciute del disturbo bipolare, così come dal titolo, mi ha portato, con una narrazione fluida, chiara, come un sorso d’acqua, in una dimensione dove tante immagini della sua esistenza somigliano a quelle di tante esistenze che conosciamo bene, e magari ci riguardano da vicino.
Nella sua narrazione Paola, ci racconta il parcorso della sua Anima, e allo stesso tempo quello dell’anima del mondo.
Ciascuno di noi, come anima in cammino, si riconosce in questa dinamica di continua evoluzione verso una guarigione profonda e una apertura del cuore.
Grazie Paola.