Descrizione
I volti del silenzio
di
Adelaide Camillo
La storia tragica di Enzina Cappuccio e Fiorinda di Marino, uccise dai loro compagni e raccontata da chi, come me, non sapeva neanche che esistessero.
Storie di sofferenze, dolore e solitudine. Consumate in quartieri cresciuti a dismisura, affollati e caotici, il cui vivere rumoroso ha soffocato le timide richieste d’aiuto delle povere donne, così lontane fra loro eppure unite dallo stesso tragico destino. Accomunate nel caos e nel silenzio, nello smog e nel profumo di anemoni, i fiori dell’abbandono, dal fragile stelo e con una vita breve, troppo breve, come quella di Enzina, di Fiorinda e di tante, troppe donne, vittime e volti del rumoroso silenzio della vita che, come un fiume indifferente, scorre e va.
Storie di sofferenze, dolore e solitudine. Consumate in quartieri cresciuti a dismisura, affollati e caotici, il cui vivere rumoroso ha soffocato le timide richieste d’aiuto delle povere donne, così lontane fra loro eppure unite dallo stesso tragico destino. Accomunate nel caos e nel silenzio, nello smog e nel profumo di anemoni, i fiori dell’abbandono, dal fragile stelo e con una vita breve, troppo breve, come quella di Enzina, di Fiorinda e di tante, troppe donne, vittime e volti del rumoroso silenzio della vita che, come un fiume indifferente, scorre e va.
Marzia –
L’autrice di “I volti del silenzio”, ci parla di femminicidio attraverso Speranza o per meglio dire e a mio modo di vedere la Speranza. Il libro è scritto in maniera semplice e con parole semplici, molto scorrevole e ti trasporta subito all’interno della storia. L’immagine del lago è rassicurante ma allo stesso tempo inquietante, avere paura di specchiarsi per rivedere il proprio doloroso passato fino al trapasso. Il presente che è la nuova vita dopo la morte, quello stato di sospensione nel quale non ti senti ne viva ne morta, semplicemente non soffri più e ti sei sollevata ma nello stesso tempo ti accorgi che non sei sola e sei circondata da altre donne che si sentono come te. Il racconto ci porta in un vortice di sentimenti misti a rabbia, rancore, odio, angoscia e con la dannata voglia di voler fermare tutto questo ma è già, è di nuovo troppo tardi…anche questa volta tutto si svolge nell’indifferenza della gente come un fiume che passa, scorre veloce e poi se ne va. Leggendo ed entrando nella storia un nodo alla gola ti attanaglia attraverso le parole dell’autrice e ti accompagna fino all’ultima riga facendoti percepire quello che le vittime hanno provato in quei momenti, una sensazione terribile che non vorresti mai sentire (la voglia di resistere per i figli e le persone care che nulla sanno di quello che ti sta succedendo e la voglia che tutto finisca presto per non soffrire più) e che non dovrebbe mai sentire nessun altra donna, adolescente o bambina. Poi un senso di impotenza e di vuoto ti pervadono corpo e mente perché dentro di te sai già che non sarà l’Ultima e che purtroppo succederà ancora…
Donne che hanno paura, che stanno zitte, che sopportano questi orrori, che combattono in tutto e per tutto e perdonano, perdonano quell’essere che ha fatto e farà loro del male per sempre fino al tragico epilogo della morte. Quel qualcosa che alla fine non le rende più vittime ma colpevoli della loro condizione e della loro tragica fine. Ci sono tantissime domande su questo argomento ma davvero poche risposte, anzi credo che non ci siano delle risposte, solo una parola risuona sempre nella mente: “Perché?”, “Perché?” , “Perché, succede tutto questo???”
Consiglio la lettura di questo libro per aiutare tutti noi ad aprire gli occhi su questo gravissimo problema che affligge la nostra società, un piccolo punto di partenza per aiutare le donne in difficoltà tendendo loro la nostra mano perché si sentano più sicure e perché non ci siano più altre donne sulle sponde del lago…